Centro Psicoanalitico dello Stretto Francesco Siracusano

Dialogo con Guido Buffoli

a cura di Diletta La Torre

23 ottobre 2021

Edipo e dopo … è dopo!
Guido Buffoli, neuropsichiatra infantile, psicoanalista del centro veneto, musicista e musicologo, appassionato di equitazione, di montagna e di natura, ama definirsi artigiano, perché, secondo me, è un artista che vuole rifuggire dal narcisismo. Ha scritto vari articoli scientifici e due libri, di cui Edipo e dopo è il tema odierno su cui dialoghiamo.
Preceduto da Preconscius – il primo libro che è arrivato al Centro dello Stretto appena costituito e perciò particolarmente gradito- Edipo e dopo … è dopo! …
Si pone come continuazione (il terzo è già in fase di pubblicazione) dentro la cornice e lo sfondo del primo saggio che è l’invenzione dell’autore, sua personale rappresentazione di una psiche collettiva che ci avvolge come una umanosfera, in quanto contiene tutte le informazioni, i racconti, i frammenti, le fonti della cultura alta e bassa, direi le fonti dello psichico, questa umanosfera ci dà l’energia positiva che addolcisce l’infelicità umana. Un immenso potenziale contenitore multimediale di intuizioni da cui possiamo attingere e a cui partecipiamo tutti attraverso il tempo con i libri scritti e con quelli non scritti, con le favole, i miti, i film, i fumetti, le canzoni, le barzellette, i proverbi, eccetera. Pensieri senza pensatore che circolano a disposizione di ciascuno sia disposto a pensarli. Non si tratta solo di conoscenza ma di una sfera di appartenenza che conforta e ci accomuna in quanto esseri umani, non importa di quali geografie spaziali o temporali, mi ricorda (associo) la pulsione di umanità di cui parla Lorena Preta1 che aggiunge questa alle pulsioni di vita e di morte. Ricorda pure il Coro della tragedia attica (per restare in tema) il coro, pur non rivolgendosi ai protagonisti, non li lasciava mai soli, dice Guido e con queste parole semplici ha centrato l’importanza del gruppo che non giudica, che non condanna e non assolve, ma è testimone. Presente, (associo un pensiero del Prof. Siracusano), dire presente a scuola rispondendo all’appello era un vero atto, non solo burocratico ma di presenza vera e reale.
Ci sono pure – e quanto importanti – le parole dei bambini: le domande e le risposte, le fantasie e le teorie a cui dobbiamo prestare attenzione perché ci offrono forme e modi della creatività originaria –perché per un bambino ogni cosa è nuova ed è una sua originale scoperta- e perché, come sappiamo e dovremmo ricordare soprattutto noi psicoanalisti, nell’infanzia c’è il seme di tutto il percorso evolutivo dell’essere umano, chi diventiamo a partire da dove veniamo e chi siamo e chi saremo.
L’indovinello della Sfinge che Edipo, unico, risolve sconfiggendo il mostro, funge da traccia per parlare delle varie fasi della vita e questo percorso dal bambino che gattona all’adulto e quindi al vecchio che ha bisogno del bastone (reale e simbolico) per sorreggersi è attraversato e strutturato dall’Edipo, come complesso, come conflitto, come passaggio o crocevia evolutivo e simbolico.
Guido Buffoli ripropone ancora il mito di Edipo che rischia di diventare un reperto archeologico della psicoanalisi, come le anfore e le statue greche che Freud collezionava, e ci dimostra che invece è ancora fonte di intuizioni, sviluppi e applicazioni illuminanti. Edipo rappresenta l’uomo in tutta la sua grandezza e la sua miseria, nella sua contraddizione profonda: l’essere più vicino alla conoscenza superiore tanto da risolvere l’enigma della Sfinge e l’uomo che non ha alcuna consapevolezza di sé stesso, che ignora tutto di sé: dalle sue origini alla sua filiazione, dai desideri ai misfatti.
Buffoli ci racconta ancora, e in modo molto personale, di Edipo: e dopo? Mi sono chiesta: che senso ha questo Dopo?
Questo “dopo” si può intendere in molti modi: dopo tutte le letture e analisi psicoanalitiche fatte da oltre un secolo; dopo la fase edipica infantile; dopo l’accecamento di Edipo e la sua caduta, come re, come uomo, figlio, padre, marito e cittadino. O dopo la sua morte, di cui solo Teseo il compassionevole è testimone e che, per volere degli dei, deve rimanere segreta, (come è morto, dove e quando)2. I figli di Edipo sono rimasti senza sepoltura -un altro mitologhema tra l’altro terribilmente attuale in epoca pandemica- come a dire che tutti noi come discendenti di Edipo siamo gravati da lutti sospesi e forse non risolvibili; i fantasmi insepolti sono i crimini violenti che da sempre infestano le famiglie e le comunità umane: figlicidi, incesti, parricidi, fratricidi, suicidi…
Dopo vuol dire che parlare di risoluzione del complesso edipico è una illusione o una semplificazione, perché tracce e derivati punteggiamo e condizionano i nostri mosaici identificatori (complesse combinazioni di parti e attributi maschili e femminili, paterni e materni, non sempre coincidenti con il sesso biologico del genitore) e gli orientamenti sessuali e gli oggetti d’amore, non obbedienti alle forme classiche semplicemente positive o negative dello stesso complesso. Insomma un coktail unico. Dell’infanzia e dell’adolescenza di Edipo non sappiamo molto, sappiamo però che i bambini pensano, anche se non come gli adulti ed è un pensiero attraversato da forti correnti emotive: eccitazione, curiosità, desiderio, paura e angoscia, rabbia, colpa, odio, vendetta, tutte passioni umane rappresentate nel mito e nelle tragedie. Correnti sessuali certo, in una confusione fisiologica e polimorfica ma non solo. L’ Edipo condiziona la sessualità nel bene e nel male, ma anche le scelte relazionali, affettive e tutte le scelte di vita. Ad es. Il peso dell’approvazione/disapprovazione dei genitori sulle scelte dei partners, un contributo originale di Buffoli su un tema non tanto frequentato. La difficoltà ad abbandonare gli oggetti primari, l’angoscia di perdere l’amore dei genitori e nello stesso tempo la necessità di separarsi da essi, spesso in modo brusco perché condizionato dalla dipendenza negata, sono temi ben noti spesso ripetuti meccanicamente, o in formule interpretative presentate ai pazienti senza o prima che questi possano attingere a vere esperienze emotive.
Invece in questi racconti di Guido si sente il piacere della coppia analitica di ritrovare le proprie memorie affettive dimenticate e di vivificarle e darne un senso ricostruttivo e prospettico. Nella parte clinica (una formulazione originale anche questa) si apprezza la ricchezza e l’utilità operativa ed epistemologica del testo: tutti questi movimenti e conflitti sono narrati come in un film, cioè nel loro divenire, attraverso i ricordi associativi dei pazienti che ripercorrono in analisi gli amori infantili e dell’adolescenza, le relazioni con uomini e donne della fase adulta e ne ritrovano i punti di raccordo. Ci sono sempre presenti i genitori con le proprie caratteristiche fisionomiche e caratteriali, la provenienza, i difetti, i pregi, la loro relazione di coppia e come questa si rifletta sui figli e li influenzi. Queste situazioni narrate nei dettagli e attraverso il tempo ed i cambiamenti dei protagonisti mostrano certi pattern ripetitivi o anche antagonisti che si possono facilmente fare risalire al bisogno di non tradire il padre o la madre, e nello stesso tempo, di apparire liberi di fare le proprie esperienze. Sono sempre compromessi, abbozzi di prese di libertà, tentativi di emancipazione frenati dall’angoscia di perdere o anche di perdersi.
Buffoli si sofferma sulla somiglianza delle parole: attaccamento e attacco, spesso l’attacco al genitore (e alla famiglia o alla società) esprime un forte attaccamento frustrato o ferito o ostacolato dall’interno dalla potenza delle spinte edipiche ambivalenti.
Dopo:
Esprime dunque la conclusione pessimistica sul destino umano come nella tragedia di Sofocle? Non del tutto, ma un avvertimento è chiaro: solo la consapevolezza di certi meccanismi e umane necessità antitetiche può fare nascere uno spazio di libertà, uno spazio di desiderio non troppo gravato da ipoteche proiettive o da spinte a ripetere, senza che la persona che le agisce ne comprenda il senso.

Un’ultima parola sullo stile che riflette il metodo: Il testo non ha una struttura lineare ma arborescente, richiede la collaborazione del lettore, come in una relazione analitica alle libere associazioni corrispondono altre libere associazioni e un’attenzione fluttuante; si può provare un iniziale disorientamento, per la polifonia di tante voci diverse provenienti da luoghi e tempi diversi che si possono sentire parlare nella pagina, a volte tutte insieme, e altre voci sicuramente si aggiungono se uniamo le nostre associazioni.
L’autore da compositore e musicista a volte ripete, a volte improvvisa e rimescola, usando molti strumenti e facendo variazioni e tutto può trovare alla fine dentro di noi un ascolto altrettanto polifonico e ancora produrre una diversa composizione e un nuovo suono.

  1. Preta L. Intendere la vita e la morte, Centro di Psicoanalisi di Roma, Franco Angeli 2010
  2. Nunzio: Edipo è morto …
    Lui non c’era più in nessun luogo…
    Di quale morte sia scomparso nessuno può dire solo Teseo,
    ….se n’è andato senza eco di singhiozzi, senza spasimi di malattia, in un prodigio unico al mondo.(Da Sofocle, Edipo a Colono, cit da Buffoli, pag 156-157. )