Centro Psicoanalitico dello Stretto Francesco Siracusano

Report “Modello di lavoro psicoanalitico nei servizi pubblici"

A cura della Redazione Psicoanalitica del Laboratorio Psicoanalitico Vicolo Cicala

12 febbraio 2022

Il 12 febbraio, il Centro Psicoanalitico dello Stretto ha avuto l’onore di ospitare i Dottori Maurizio Stangalino e Anna Ferruta che hanno trattato il tema del Modello di lavoro psicoanalitico nei servizi pubblici, rifacendosi al modello di Marcella Balconi, pioniere della psicoanalisi infantile in Italia. Quest’ultima fissò tra i suoi principali obiettivi quello di creare una struttura diffusa su tutta la pianta nazionale, gestita da operatori cui erano affidati ruoli variegati e una formazione di natura psicoanalitica.

 I due massimi esponenti a cui Marcella Balconi si è rifatta sono Marta Harris e Donald Meltzer, i quali tennero dei seminari presso il centro di Novara sulla psicoanalisi infantile, e nel 1984 la portarono a comporre un breve testo dal titolo Quaderni di Psicoterapia Infantile, avente come tema cruciale quello dell’osservazione.

 Altre tematiche affrontate dalla Balconi furono:

-il ruolo e la figura del terapeuta

– i suoi rapporti con i pazienti

-la trasmissione del sapere psicoanalitico

-il metro di valutazione riguardo normalità e patologia

– gli strumenti e gli obiettivi della cura

– l’incidenza e il peso della realtà esterna nel costituirsi del mondo interno.

L’obiettivo era quello di mirare a una visione globale dei contesti sociali e territoriali, familiari, transgenerazionali e nell’individualità del singolo paziente. Il punto è quello di creare “una medicina di territorio di tipo longitudinale”.

Nella riscoperta del “seminario ritrovato” quello che i dottori Ferruta e Stangalino hanno voluto evidenziare è anche la modifica dell’assetto dell’equipe di cura all’interno del gruppo: le menti lavorano in completa sinergia, favorendo il gioco relazionale, pongono una visione particolare sul concetto di cura intesa come responsabilità condivisa, in quanto ciascuno potrà arricchirsi nell’aiuto dell’Altro e migliorare parti di sé stesso. È proprio nella psicoanalisi che il paziente riesce a trovarsi nella stessa storia, co-strutturare insieme agli altri come se riuscisse a trovare quella parte accogliente ed ospitante. 

Tutto questo è strettamente connesso con il secondo punto della questione esplicata dalla Dottoressa Anna Ferruta: ne parla in termini di “ombra dell’oggetto” complice dello sviluppo della soggettività e pertanto, ci si propone di offrire agli adolescenti l’oggetto di incontro con un oggetto che favorisce l’incontro stesso. Riprende infatti la metafora di Winnicott che considerava la psicoanalisi come uno snack-bar, con il fine ultimo di far ritrovare al soggetto qualcosa di sé che ha perduto.

Al terzo punto viene invece posto in evidenza il pilastro essenziale: il setting. L’obiettivo sta proprio nel riuscire a creare la situazione analizzante, predisponendo un ambiente sicuro, escluso da pregiudizi, ricco di creatività che permettesse lo scambio degli inconsci.  Una frase racchiude al meglio l’idea: “Nessuno può permettersi di avere diritto di privarci della ricchezza dell’inconscio”.

Ovviamente la domanda che ci si può porre è come sia possibile riuscire a dar luogo all’esperienza analitica all’interno dei servizi? Il quarto punto, infatti, è essenziale: mirare alla semplicità dei modelli, adeguare i prezzi e favorire la tecnica quanto più adeguata; ciò va in stretta connessione con il quinto punto della questione: la necessità anche della formazione, profonda ed elaborata in primis su se stessi, in modo da riuscire ad avere la capacità contenitiva della sofferenza e sviluppare la capacità di pensiero ed azione.

Si reputa necessario parlare della variabilità all’interno del setting, con l’inclusione dei genitori che, insieme ad equipe e bambini, diventano attori della scena terapica in risposta all’ambiente.  Pertanto, pertinente la domanda relativa le funzioni del transfert e del controtransfert che esistono sempre, in quanto forza della relazione terapeutica. Nota fondamentale: il tempo, evidenziato dalla Dottoressa Mara Siragusa, come patrimonio per l’ascolto e della relazione, esattamente come l’osservazione e l’importanza dello sguardo, poiché si evince un desiderio orientato all’incontro, con l’obiettivo di voler mettere a posto e promulgare l’ordine delle cose.

Il Tempo,inoltre, è inteso come quello spazio mentale in cui i genitori si muovono; la madre, ad esempio, trova il riposo di cui ha bisogno e il padre si attiva nel ricercare le strategie per la soluzione del problema.

In relazione al tempo, vi è il problema della frequenza delle sedute. Molte volte non è importante che gli incontri siano ravvicinati, perché anche a distanza di tempo e a intervalli dilatati tra una seduta e l’altra, si riescono a mantenere le dinamiche transferali e quindi le dinamiche psicanalitiche.

Nell’ambito pubblico, il rischio che si corre è quello del cambiamento delle figure terapeutiche e dell’irregolarità degli appuntamenti; tutto ciò potrebbe portare ad una sorta di instabilità del setting. Si può anche stabilire un setting meno intensivo, con incontri meno frequenti, ma è importante che l’analista trasmetta al paziente la serietà della presa in carico, e che è in grado di riservare uno spazio dentro di se al paziente e alla sua famiglia. Il paziente percepisce se il terapeuta ha questa capacità di “tenerlo a mente” e se è in condizione di accoglierlo con tutta la sua sofferenza.

A differenza del contesto privato, il contesto pubblico è costruito sull’urgenza, sul sintomo, in questo contesto, il paziente una volta “guarito” esce dalla mente del terapeuta, dell’èquipe.

Il Dottor Stangalino parla soprattutto di quella condizione neuropsicologica evidenziando il dualismo tra sguardo ed intercorporeità, oggetto di studio delle nuove evidenze scientifiche grazie al fondamentale supporto delle neuroscienze, necessario per fornire il senso di mediazione e di contenimento.

In definitiva, ridondante il concetto di barriera di contatto spiegato da Kaes, in cui il risultato auspicato è il senso della trasformazione e della rimodulazione degli inconsci che si incontrano ed entrano in contatto e ciò è permissibile perché come ricorda la Dottoressa Anna Ferruta: “ Si gioca, si sogna, si cresce, in una dimensione profondamente relazionale e sociale.”

 

 

Sitografia

https://www.spiweb.it/la-ricerca/ricerca/balconi-marcella/

A cura di:
Davide Carmelo Magistro
Maria Mauro
Fabiola Merlino
Alice Giunta
Caterina De Francesco.